Lettera aperta alla Sindaca di Roma
Gentile Sindaca, la Città è degradata, spoglia e senza appeal e senza prospettive! E’ ora di cambiare marcia
La Confesercenti di Roma è fortemente preoccupata per la situazione drammatica che vive la nostra struttura economico/sociale ed in particolare la piccola e media impresa del commercio, del turismo e dei servizi.
Purtroppo i dati economici che registriamo non sono positivi, sia per quel che riguarda la capacità di spesa delle famiglie, come del resto viene dimostrato dall’andamento dei consumi del Natale appena trascorso (-10%), sia durante i Saldi (-30%) e in questi primi giorni di Febbraio, in cui ci sembra di registrare un ulteriore calo. Il numero totale delle imprese cresce, grazie ad alcune attività e settori, ma a soffrire restano quelle del commercio che fanno registrare, nel 2016, un calo di oltre 2500 attività e 8000 posti di lavoro persi.
In questo contesto la nostra città sembra non essere più in grado di investire sulle proprie ricchezze, facendo così diminuire il proprio appeal; viviamo in una città sostanzialmente sporca, degradata, con buche e strade divelte e buie, mentre continua a diffondersi l’abusivismo e proliferano veri e propri suk, mentre registriamo oltre 10.000 locali commerciali sfitti.
Il mancato abbellimento della città con le luci durante le recenti festività rischia di essere la cartina di tornasole di uno stato di abbandono. Sulla questione del degrado è sufficiente guardarsi attorno e leggere le notizie di cronaca.
Riportiamo l’esito di un sondaggio svolto da Assoturismo Confesercenti, rivolto a circa 300 associati del centro storico esercenti attività turistiche e di intrattenimento rappresentative del territorio. Gli intervistati hanno risposto, per il 60 %, mettendo al primo posto il decoro della città, un’esigenza percepita con molta forza.
Del resto il biglietto da visita di Roma non può essere rappresentato da immagini che ritraggono cassonetti divelti, sporcizia nelle vie, buche, voragini nelle strade e topi o chi può permettersi di imbrattare l’immagine simbolo della città nel mondo, il Colosseo.
Sembra di trovarci in una città ferma avvolta in una discussione politica, chiusa tra le beghe del palazzo del Campidoglio; attorcigliandosi su se stessa, la città non riesce ad esprimere tutte le dinamicità e potenzialità che possiede; incapace di attrarre, e che, per di più, perde le sue peculiarità turistiche, nonostante l’enorme patrimonio storico e architettonico di valore mondiale.
Siamo convinti che ci sia la necessità di iniziative ed atti coraggiosi che rimettono in moto Roma: la Roma turistica e dei commerci.
Occorre assolutamente intercettare la domanda del turismo internazionale che vede in Roma una importante meta da visitare. Si pensi al valore economico che rappresenterebbe un investimento sul turismo congressuale e fieristico: che sembra invece non interessare, per le scelte che per la carenza di infrastrutture. Crediamo che la nostra città, il suo tessuto economico e produttivo siano in grado di dare il proprio contributo a invertire questa situazione. In questi mesi abbiamo presentato proposte e idee che, a nostro avviso, possono contribuire a dare risposte alle aspettative di chi in questa città ci vive, ci lavora e dà lavoro. Purtroppo dobbiamo registrare che ad oggi l’Amministrazione Comunale non sembra aver accolto quanto da noi evidenziato.
Occorre assolutamente aprire un tavolo di confronto per realizzare il Piano Urbanistico Commerciale della capitale. Sia chiaro, abbiamo detto si allo stadio della Roma, ma un no secco ad un nuovo centro commerciale in deroga al piano regolatore, in questo e in tutti gli altri casi: ora basta con uno sviluppo distorto e “selvaggio” ai danni della più grande risorsa economica e sociale rappresentata dalla piccola impresa del commercio, del turismo e dei servizi.
Abbiamo già perso molti mesi e molte occasioni per investire in sviluppo e rilanciare l’immagine di Roma, stiamo perdendo pezzi di economia con imprese che lasciano la città e altre che non investono. Quello che si è fatto in questo frangente di legislatura e pochissimo o niente di quanto occorre.
Bisogna ripartire con coesione e partecipazione. Per questo crediamo non più rinviabile l’apertura di un confronto serio e concreto sui problemi della città, confermando la nostra disponibilità ad una fattiva collaborazione a fronte di un concreto impegno sulle cose da fare.
Sindaca Raggi, lei in campagna elettorale ha conosciuto le imprese, ascoltato le nostre proposte. Si ricorderà che le mettemmo in evidenza che ammontano a 6,4 i miliardi di euro che vanno in fumo ogni anno a Roma per burocrazia, corruzione, abusivismo e contraffazione e cosa si è fatto e si sta facendo per ridurre un costo così elevato per tutta la nostra economia?
Occorre sburocratizzare e rendere più trasparenti gli atti amministrativi che consentano ad un imprenditore di sviluppare la propria attività.
Gli adempimenti sono percepiti estremamente complessi, lunghi e costosi dalla stragrande maggioranza degli imprenditori, per più del 65%.
Per oltre il 30% ritengono che questo sia un aspetto da affrontare tra le priorità.
Sappiamo che non dipende solo da Lei in quanto Sindaca, ma molto può fare.
Le ricordiamo che la burocrazia che grava sui piccoli imprenditori romani del settore commercio pesa più di 500 milioni di euro, ciò nonostante i tentativi in atto di semplificazione - sportelli unici, pec, pratiche telematiche…- La cifra sale se allarghiamo l’orizzonte a tutto il settore, al turismo e ristorazione, raggiungendo 1,6 miliardi di euro.
Se a ciò sommiamo il costo della corruzione, che prospera grazie alla complessa burocrazia e alla poca trasparenza, radicata nella città a tutti i livelli e stimata in 60 miliardi di euro a livello nazionale, questa ragionevolmente pesa per almeno 2 miliardi di euro effettivi nella sola città di Roma.
Circa l’abusivismo, una indagine attendibile di Confesercenti - REF Ricerche, ha rilevato il valore stimato degli articoli sequestrati alle attività commerciali abusive nel 2014: il risultato è pari a poco meno di un miliardo di euro (913 milioni). Ed è solo una frazione del totale. Il fatturato stimato derivante dall’abusivismo nel Commercio, più in generale, è di 1.5 mld/€ e di 470 ml/€ il mancato gettito per lo stato; nel settore del Turismo l’entità è di 1.4 mld/€ e 420 ml/€ di mancato gettito: per un totale di volume d’affari dell’abusivismo di 2.9 mld/€ 990 ml/€ di mancato gettito per le casse statali. Secondo una nostra stima a Roma la cifra del volume d’affari dell’abusivismo non è inferiore ai 500 milioni di euro. E che dire dei numeri di chi opera abusivamente: un esercito che raggiunge a Roma, numeri che parlano da soli: da stime largamente condivise emerge che sono circa 20.000 gli abusivi che operano nella città.
Sulla contraffazione, l’altra faccia della medaglia, dal rapporto di SOS impresa Confesercenti, confermata recentemente anche da altri importanti Enti di ricerca, si è stimato un volume di affari che in Italia supera i 7 mld di Euro e di questi più di 2,3mld sono stati “incassati” nella nostra città, di cui il 50% del solo settore moda.
Uno spaccato che merita un serio approfondimento e un lavoro di concerto su più fronti.
Le chiediamo innanzitutto di investire nella promozione della città: solo dal contributo di soggiorno si incassano oltre 100 milioni di euro che andrebbero reinvestiti per sostenere politiche volte a rafforzare il turismo, la ricettività, le iniziative e le manifestazioni che rendono questa grande città viva e attiva. Siamo pronti a collaborare ma la città e le imprese non possono ancora attendere: occorre uno scatto d’orgoglio, di impegno concreto e fattivo.
Rilanciare progetti di riqualificazione urbana; far funzionare i servizi, dalla pulizia delle strade, alla raccolta dei rifiuti, al trasporto pubblico. In questo senso noi abbiamo proposto molti progetti di rete coinvolgendo oltre 1000 operatori in molte strade e mercati della città e ci auguriamo che l’amministrazione ci aiuti a gestirli nel migliore dei modi e investa anch’essa in questa direzione.
Abbiamo proposto di alleggerire la pressione della tassazione locale tra le più alte d’Italia; di realizzare un serio piano dei mercati, in vero stato di abbandono mentre rappresentano una vocazione e peculiarità unica al mondo; di rivedere i piani di massima occupabilità (che sembrano essere stati pensati soltanto per prevedere la minima occupabilità, come se dessero fastidio i tavolini all’aperto, un aspetto che caratterizza i locali pubblici in tutte le metropoli e in particolare a Roma, grazie anche al clima e la vocazione turistica), strategica per i nostri locali, che invece vengono messi in condizione di sgombrare o rinunciare.
La Confesercenti di Roma è pronta a collaborare e chiede, non solo di essere ascoltata, ma un concreto e reale confronto, serio, con la città e le forze produttive per capire fino in fondo cosa si vuole fare di questi argomenti e se si condividono, come si intende procedere per cambiare e migliorare la città.
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